giovedì 28 gennaio 2010

Recensione CD "Inediti" di Luigi Tenco e vari



Luigi Tenco

Inediti


Inediti: un disco per tutti, per non dimenticare.

di Fabio Antonelli


Un doppio album in cui il primo CD presenta ben 19 tracce più 3 bonus-track ed il secondo CD conta altre 17 tracce per circa tre ore di ottima musica al prezzo consigliato di soli 15 euro sarebbe da acquistare ad occhi chiusi. Ma non è certo la quantità a rendere interessante questo nuovo episodio della interessante collana “I dischi del Tenco” ideata dal direttore del Premio Tenco Enrico De Angelis e realizzata in collaborazione con la casa discografica Alabianca e che ha già dato alla luce ottimi dischi come “Quelle piccole cose” dedicato allo storico gruppo milanese dei Pan Brumisti e “Bardoci” dedicato al compianto Sergio Bardotti proprio l’anno scorso, bensì il contenuto.


Questo nuovo progetto è, infatti, centrato sulla figura del cantautore genovese Luigi Tenco cui dal 1974 è dedicata la più importante rassegna di canzone d’autore italiana che ogni anno si tiene a novembre nella prestigiosa cornice dell’Ariston di Sanremo, proprio in quel luogo in cui Tenco, nel lontano 1967 si tolse la vita dopo l’esclusione dalla serata finale del Festival di Sanremo della propria canzone “Ciao amore ciao” presentata in quella occasione in coppia con Dalida, come si usava allora.


Un progetto che ha una duplice finalità come spiega a ragion veduta lo stesso Enrico De Angelis nel libretto “Un album per collezionisti? Un album per i comuni ascoltatori che amano la buona musica? Noi crediamo che questa pubblicazione sia per gli uni e per gli altri. E’ vero che abbiamo qui riunito una serie di documenti rarissimi, anzi inediti, che aprono ancora qualche pagina di conoscenza intorno ad uno dei più grandi cantautori italiani, Luigi Tenco, e ne svelano opzioni alternative, ripensamenti, anticipazioni, esperimenti azzardati; ma il prodotto artistico finale che ne vien fuori è di ascolto palpitante ed illuminante, almeno se si superano gli inevitabili limiti tecnici che possono avere queste registrazioni di fortuna e questi “reperti”dal suono vecchio di oltre quarant’anni (in un paio di casi addirittura di 52 anni fa), che abbiamo cercato di ripulire ma non più di tanto, per lasciarne intatto il sapore d’epoca”.


Ma cosa offre di nuovo su un personaggio entrato di diritto nella storia della canzone d’autore italiana questo disco? Beh penso che offra davvero molto non solo ad uno come il sottoscritto che di Tenco conosce solo i brani più famosi e che quindi potrebbe benissimo rientrare tra coloro che amano la buona musica, ma anche chi di Tenco ormai conosce tutto troverà pane per i propri denti soprattutto nel primo disco, quello di inediti su disco o variazioni inedite.


Il CD 1, infatti, raccoglie veri e propri cimeli come la sua interpretazione della celebre ballata antimilitarista “Le déserteur” di Boris Vian diventata poi “Padroni della terra” e che fu proprio Tenco a tradurre, cantare e poi pubblicare per la prima volta in Italia nel 1969, ci sono poi alcune canzoni note ma con testi, arrangiamenti od organici musicali diversi da quelli conosciuti su disco tra cui ad esempio il provino originale di “Stasera sono qui” senza la sovrapposizione orchestrale postuma voluta dalla Ricordi su disco, c’è poi il brano “Quello che tu vorresti avere da me” con un testo totalmente sconosciuto e cantato da Tenco sulla musica di “Il tempo dei limoni”, un provino che fu poi pubblicato postumo con testo di Mogol e ci sono poi ci sono le versioni in francese, inglese e spagnolo di due tra le sue canzoni più famose “Un giorno dopo l’altro” e “Ognuno è libero” mai pubblicate prima d’ora.

A tutto questo ben di Dio si aggiungono poi tre splendide esecuzioni, Massimo Ranieri che interpreta alla grande “Se tieni una stella” durante un live dedicato a Tenco tenutosi al Teatro Regio di Parma nel 2007, Stefano Bollani che con il suo grande estro dà nuova vita a “No no no” una musica di Tenco di cui esiste solo lo spartito e non il testo ed il solito Morgan che questa volta interpreta come solo lui sa fare una traduzione in inglese di “Vola Colomba” che divenne quindi “Darling remenber” e fu proposta da Tenco alla Ricordi, ma poi mai registrata e della quale ci rimase solo il testo.

A chiudere il primo disco tre bonus-track, un’interessante intervista radiofonica a Tenco dalla inconfondibile voce di Sandro Ciotti e due brani jazz che vedono un diciottenne Tenco al sax contralto nel Settetto Moderno Genovese.


Il CD 2 invece rappresenta una raccolta di interpretazioni di artisti registrate tutte dal vivo in varie edizioni della Rassegna Tenco, tra le tante citerei quelle di una “Lontano lontano” piuttosto fuori degli schemi come d’altronde è sua consuetudine per opera di Vinicio Capossela qui ancor giovane (era il 1999, ma già promettente futuri fuochi d’artificio, ci sono poi Roberto Vecchioni sempre pulito e senza sbavature che affronta la famosa “Ho capito che ti amo”, il sempre carismatico e trascinante Sel Shapiro alle prese con “Cara maestra”, l’affascinante ed elegante versione di “Se sapessi come fai” dalla splendida voce di Alice, un’impeccabile “Mi sono innamorato di te” a cura del troppo trascurato (almeno come interprete musicale) Alessandro Haber, c’è poi il sempre spumeggiante Giorgio Conte qui impegnato con “La mia valle” un brano che Tenco realizzò su una musica popolare a sua volta rielaborata da Ciaikovski e che nella versione di Giorgio suona tanto Django Reinhardt, c’è poi l’intensa interpretazione di Elena Ledda che trasforma “La ballata del marinaio” in “Sa cantzoni de su marineri”, ma non trascurerei neppure altre due interpretazioni, quella tutta rock and roll che Ricky Gianco fa di “Vorrei sapere perché” o la raffinata interpretazione jazz di Ada Montellanico con “Averti tra le braccia”. Insomma pare evidente che ce n’è per tutti i gusti e aggiungo solo che questo secondo ricco cd si chiude con una perla, una toccante “Lontano lontano” dalla voce di Eugenio Finardi annata 1994.


Qualcuno a questo punto dubita ancora che non valga la pena spendere 15 euro per acquistare un disco pieno di tesori come questo?




Luigi Tenco

Inediti


Club Tenco/Ala Bianca Group Srl - Warner Music - 2009

In tutti i negozi di dischi.


Tracklist


CD 1
Canzoni di Luigi Tenco inedite su disco o in variazioni inedite


01. Luigi Tenco - Padroni della terra (le déserteur)

02. Massimo Ranieri - Se tieni una stella

03. Stefano Bollani - No no no

04. Morgan - Darling remember (vola colomba)

05. Luigi Tenco - Quando

06. Luigi Tenco - Il tempo passò

07. Luigi Tenco - Come mi vedono gli altri

08. Luigi Tenco - Se stasera sono qui

09. Luigi Tenco - Quello che tu vorresti avere da me

10. Luigi Tenco - Intro a ragazzo mio

11. Luigi Tenco - Ragazzo mio

12. Luigi Tenco - Non sono io

13. Luigi Tenco - Ah l'amore, l'amore

14. Luigi Tenco - Vedrai vedrai

15. Luigi Tenco - Les temps file ses jours (un giorno dopo l'altro)

16. Luigi Tenco - One day is like another (un giorno dopo l'altro)

17. Luigi Tenco - Cada uno es libre (ognuno è libero)

18. Luigi Tenco - Io sono uno

19. Luigi Tenco - Guarda se io


Bonus track:

20. Settetto Moderno Genovese - I know, don't know how (Luigi Tenco al sax, 1957)

21. Settetto Moderno Genovese - The continental (Luigi Tenco al sax, 1957)

22. Sandro Ciotti e Luigi Tenco: intervista (1962)


CD 2

Canzoni di Luigi Tenco in registrazioni live inedite dalla Rassegna della canzone d’autore del Club Tenco


01. Vinicio Capossela - Lontano lontano

02. Roberto Vecchioni - Ho capito che ti amo

03. Simone Cristicchi - Vita sociale

04. Ardecore - Quasi sera

05. Shel Shapiro - Cara maestra

06. Alice - Se sapessi come fai

07. Alessandro Haber - Mi sono innamorato di te

08. Skiantos - Uno di questi giorni ti sposerò

09. Tètes de Bois - Angela

10. Giorgio Conte - La mia valle

11. Elena Ledda – Sa cantzoni de su marineri (Ballata del marinaio)

12. Giovanni Block - Ballata della moda

13. Gerardo Balestrieri - Se potessi amore mio

14. Ricky Gianco - Vorrei sapere perchè

15. Ada Montellanico - Averti tra le braccia

16. Paolo Simoni - Giornali femminili

17. Eugenio Finardi - Lontano lontano

Sito ufficiale del Club Tenco: www.clubtenco.it

Sito ufficiale di Alabianca Group Srl: www.alabianca.it


Voto: 8/10

domenica 24 gennaio 2010

Sergio Cammariere
Carovane

Carovane: in cammino verso nuovi mondi musicali.
di Fabio Antonelli

Questo nuovo episodio del crotonese Sergio Cammariere mi appare subito diverso dai precedenti lavori sin dalla canzone che apre il disco e ne dà il titolo “Carovane”, caratterizzata da un testo pieno di poesia che si chiude con questi mirabili versi "La tesi di cui qui trasformo in canto / il segno che rimane e non consola / la mela da cui Eva staccò il morso / più mi perdo e più mi riconosco" prima del lucente assolo di sax baritono di Javier Girotto.

Certo con lui c’è sempre il consueto contributo del paroliere Roberto Kunstler, ma questa volta l’amico e socio sembra aver partorito versi molto più attenti e raffinati, più adatti a questo nuovo corso di Cammariere che ha finalmente rivolto lo sguardo oltre confine e ha donato al nuovo progetto un respiro più ampio.

Non tutto magari suona come nuovissimo, forse sarebbe pretendere troppo veder rinnegato quanto scritto e cantato fino ad oggi, diciamo che il nuovo lavoro si divide tra brani che oscillano tra il vecchio Cammariere ed il nuovo con episodi che stanno ovviamente a metà strada tra i due mondi.

Fa parte di questa ultima categoria ad esempio il secondo brano “Insensata ora” che dopo un’apertura sublime con il pulsare delle percussioni, l’incedere deciso del piano e il suggestivo filicorno con sordina di Fabrizio Bosso, si perde poi un po’ per strada con quel canto che si fa un po’ piatto e simile a tante altre canzoni di Sergio, si riprende quota giusto verso la fine del brano, quando rientrano in gioco gli elementi iniziali a donarci una crescente e solenne chiosa.

Affascinante è anche l’introduzione di “Senti” tra percussioni e suggestioni orientali, ma il canto qui è più sofferto ed intenso e tutto appare più ricercato e curato con quella elegante commistione tra l’eleganza degli archi ed il suono suadente della chitarra elettrica. Intensa come un invocante canto d’amore.

Si torna ad atmosfere decisamente più jazzate e fumose, più vecchia maniera con “Senza fermarsi mai”, però le spruzzate di percussioni un po’ sudamericane, la sempre splendida tromba di Bosso che si avvolge dentro mirabili spirali sonore e gli incisi dello stesso Sergio al piano rendono il tutto molto godibile, con una cadenza a tratti impetuosa.

E’ decisamente nostalgica “Nei quadri della nostra giovinezza c’è un colore dominante / nel cielo che descrivere non so / le fughe verso mondi immaginari / dove fingere non puoi indifferenza” l’atmosfera dominante della successiva “I quadri di ieri”, giocata tutta tra piano, sax e gli archi che chiuderanno poi il brano, forse meno caratterizzata della precedente canzone resta comunque un buon pezzo.

E’ il pianoforte solo di Sergio ad introdurre uno dei brani più originali dell’intero lavoro “La mia promessa” in cui la poesia dei versi di Kunstler "Quanti cieli limpidi vedrò / e costellazioni su di noi / questo cielo infinito che brilla per noi / e anche lì dove vivi risplende per te" si intreccia perfettamente alle sonorità decisamente orientali, direi di natura buddista, di sitar e tampura, confezionando un brano davvero pieno di fascino. Forse il migliore in assoluto.

Con “Non c’è più limite” si rimane comunque su buoni livelli, il pezzo è caratterizzato da un ritmo molto incalzante tra tromba, chitarra elettrica e un testo “Non c’è più limite all’oltraggio che elimina la tua verità / non è possibile che sia più credibile di questa realtà / cosa significa questo rumore non so / sono parole ormai prive di un senso compiuto però / non c’è più limite non vedo più regole e rispetto tra noi” che parla del destino umano sempre più in bilico in un mondo ormai senza più regole, bella l’incandescente ripresa finale sostenuta da un incalzante pianoforte ed un’infuocata tromba.

“Varanasi” è un brano solo strumentale, ma è forse più evocativo di molte parole, il pianoforte nelle mani sicure di Cammariere è reso vibrante e ottime sono le percussioni che lo accompagnano. Da ascoltare perché cattura in bilico tra classicismo e jazz.

Con “Paese di finti” musicalmente si torna al primo album, lo swing è molto accattivante, ma ricorda molto “Cantautore piccolino”, il testo è invece un’accesa critica al nostro paese, anche se il tono di denuncia del testo è decisamente in contrasto con il tono canzonatorio del brano o forse l’effetto è voluto quasi a voler dire che non vale la pena prendersi troppo sul serio come da non prendere troppo sul serio è questa Italia, paese di “finti di calcio o di politica in tv / democristiani e leghisti / ma il sesso rimane tabù, / finché la notizia di quel presidente in mutande / fa il giro del mondo e diventa una cosa che fa / di un’hostess qualunque una diva una celebrità”. Il rischio come sempre è quello di sfiorare il qualunquismo ma resta però canzone piacevolissima.

“Storia di un tale” è invece molto particolare, sospesa tra ricordi malinconici, rivoluzioni solo sognate ed utopie ambientaliste, piena di amara nostalgia, con qualche sonorità tzigana, ripercorre il rapporto di amicizia che lega ormai da anni Sergio a Roberto Kunstler, sembra una storia decisamente fantastica tanto che ad un certo punto Sergio canta “Se la vita è tutta un sogno sai dirmi quando ci sveglierà?”. Tra i momenti migliori del disco.

Molto intrigante sin dal primo ascolto è “Tre angeli” che con i suoi archi e i suoi versi legati ai numeri “Tre angeli sulla strada tra nuvole e paradiso / camminano sul tempo ancora non diviso e piangono quando è sera / le vittime della guerra e si alza la bandiera per tutti sulla terra / e il secondo dice è strano / ma nessuno ha la risposta / tutto è falso tutto è vero tutto gira senza sosta / il terzo resta zitto si limita a guardare / la strada che finisce dove comincia il mare” sa molto di canto giullaresco, decisamente fuori dai soliti schemi.

Altro brano strumentale “La forcella del rabdomante” asseconda in pieno quel carattere di ricerca e di mistero che ha insito nel titolo. Componimento bello e misterioso.

Il disco chiude con “La rosa filosofale” un altro dei punti alti dell’intero progetto, introdotto in maniera magistrale da sonorità dilatate ed arabeggianti, ci conduce per mano in un’introspettiva ricerca mistica "L'altro è un concetto infinito / se tu sai che Io è un altro” e poi “Dentro sento il soffio del vento / altre volte mi osservo / altre volte invece mi interrogo / sulle cose che di me poi non so". Mistica e magnificente.

Eccoci dunque ad un nuovo corso, certo in alcuni momenti Cammariere sembra volere tornare sui suoi passi, ma sostanzialmente sembra aver finalmente intrapreso un nuovo viaggio musicale, accompagnato sempre dal fido paroliere Klunster e da una squadra di musicisti di indubbio spessore tra cui citerei almeno Fabrizio Bosso a tromba e filicorno, Javier Girotto ai sax, Jimmy Villotti alla chitarra e Gianni Ricchizzi alla vina, sitar e tampura ha ora aperto lo sguardo verso altre esperienze musicali. Non c’è più solo jazz casalingo e fumoso, ci sono influenze mediorientali, buddiste, tzigane ed il disco appare nel complesso elegante e ben suonato, anche alla lunga rimane sempre piacevole.

Resta solo da vedere dove realmente ci stanno trasportando queste Carovane di Cammariere, per il momento non ci resta che salire fiduciosi e lasciarci trasportare in questo interessante viaggio verso altri mondi.


Sergio Cammariere
Carovane

Emi - 2009

In tutti i negozi di dischi.

Tracklist
01. Carovane
02. Insensata ora
03. Senti
04. Senza fermarsi mai
05. I quadri di ieri
06. La mia promessa
07. Non c'è più limite
08. Varanasi
09. Paese di finti
10. Storia di un tale
11. Tre angeli
12. La forcella del rabdomante
13. La rosa filosofale

Crediti:
Sergio Cammariere – pianoforte, hammond B4, keyboard, WS station/emu, melodica soprano/alto
Amedeo Ariano – batteria
Luca Bulgarelli – contrabbasso
Fabrizio Bosso – tromba e filicorno
Bruno Marcozzi – percussioni
Simone Haggiag – percussioni
Olen Cesari – violino
Michele Ascolese – chitarra
Javier Girotto – sax baritono e soprano, moxeño
Gianni Ricchizzi – vina, sitar e tampura
Sanjay Kansa Banik – tabla
Jimmy Villotti – chitarra
Eugenio Vatta – udu, campionamenti
Orchestra D’Archi DIMI diretta da Marcello Sirignano

Testi: Roberto Kunstler
Musiche: Sergio Cammariere

Produzione artistica: Sergio Cammariere

Sito ufficiale di Sergio Cammariere: www.sergiocammariere.com
Sergio Cammariere su MySpace: www.myspace.com/sergiocammariereofficial

Voto: 7,8/10

EYESTONE BRAIN: Esce “L’Ombra Della Piramide”



Gli Eyestone Brain debuttano nel panorama musicale italiano con “L’Ombra Della Piramide”, prodotto da Andrea Mei (ex Gang, autore di alcuni degli attuali successi dei Nomadi) e pubblicato per Potemkin

“L’Ombra Della Piramide” sprigiona energia, evoca simbologie e narra storie reali che trasportano in un mondo pieno di uomini macchina, nazioni che si autodistruggono, lande desertiche e inquinate, ragazze fragili come la polvere. Un mondo in cui, vero e falso, amico e nemico, non hanno più una linea di demarcazione e sembrano parole senza senso.
La musica e le melodie spaziano da Seattle ai sobborghi d’Inghilterra senza dimenticare l’America dei deserti e del sole Californiano. Il tutto miscelato in una propria e originale formula che tenta di esplorare nuovi territori.

L’interesse che la band sta suscitando nel circuito live è davvero notevole e la dimostrazione è nel lungo tourclub che li sta vedendo impegnati sui maggiori palchi d’Italia.




EYESTONE BRAIN TOUR CLUB 2009
14/10 MILANO - LE SCIMMIE, 17/10 FROSINONE - CANTINA MEDITERRANEO,
23/10 PONTREMOLI (MS) - THE GRAPES, 30/10 CIVITANOVA MARCHE (MC) – GIOIA LIVE MUSIC
06/11 ROVATO (BS) – KORTOCIRKUITO, 14/11 SAN SEVERINO MARCHE (MC) - BIRRERIA DEL BORGO
21/11 LUCO DEI MARSI (AQ) - COLORADO CAFE', 27/11 PORTO POTENZA PICENA (MC) – ROCKAWAY
28/11 FIRENZE - CAFFE' MONTEGRAPPA, 29/11 FAENZA (RA) – M.E.I.
04/12 MANTOVA - ARCI TOM, 05/12 GRANDATE (CO) – WOODSTOCK, 12/12 CANTU' (CO) – AGUAPLANO
18/12 CIVITANOVA MARCHE (MC) - TO BE OR, 19/12 PESARO - EXCALIBUR BLUES PUB
08/01 POTENZA – CARPE DIEM
23/01 MARIANO COMENSE (CO) – CIRCOLO DELLE ARTI

Eyestone Brain:

Alessio Bernardini – voce
Luca Carini – basso
Muzio Copparini – chitarra e cori
Gianluca Carletti - chitarra
Matteo Quattrini – batteria

EYESTONE BRAIN
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Ufficio Stampa
L’Altoparlante – www.laltoparlante.it
Mail: info@laltoparlante.it
Tel. +39.348.36.50.978
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domenica 17 gennaio 2010


Categoria: Musica

Momo

Stelle ai piedi


Stelle ai piedi: sul palco ecco come per magia spuntare un jolly...

di Fabio Antonelli


“Le canzoni che scrivo non sono mie. Le note piovono nel cappello insieme ai sogni, le parole cadono dalle finestre aperte del mondo. Io le raccolgo, le metto insieme e le offro a voi che passate, come un prato offre i fiori che il vento ha seminato. Spero che il loro profumo vi piaccia. E che passerete ancora di qua.”


Possono però le canzoni avere un proprio profumo? Beh se a scriverle e cantarle è una donna che all’anagrafe è registrata come Simona Cipollone, che si fa chiamare con il nome d’arte di Momo suggeritole in sogno da Totò, che gira per il mondo con uno zainetto speciale che tirata una cordicella in caso di mancata apertura delle ali la lascia cadere dolcemente come Mary Poppins, con un cappello lasciato ogni sera ai piedi del letto e capace di riempirsi dei suoi sogni, che indossa la maglietta dell’amore ed un paio di pantaloni della musica donatogli da un ragazzo di New Orleans, mentre ai piedi calza le scarpe della memoria anche questa magia è possibile.


Momo ha realizzato un lavoro multimediale (libro+cd) in cui racconto biografico e canzoni sono si capaci di vivere autonomamente, però insieme ci aiutano ad entrare meglio nel mondo personalissimo dell’artista Momo ben diversa dalla donna Simona Cipollone, la prima è un po’ come “Un Jolly. Sì proprio quello delle carte. Quello con quel fantastico cappello a sonagli e quell’incredibile vestito a strisce colorate… E’ un po’ folle certo. Del resto, non a caso si chiama matta” una che “Ha carisma da vendere, altroché! Quando entra in scena, non c’è n’è per nessuno. Gli altri? Nessun problema: tutti ai suoi piedi.”, la seconda è spesso a disagio ed anche “Profondamente antipatica” specie dopo i concerti.


Siete però curiosi di sapere come sono le sue canzoni? Beh, hanno qualcosa che le accomuna tutte, sono tutte molto brevi, nessuna raggiunge i quattro minuti, ma in questa manciata di secondi sanno concentrare ed esprimere al meglio “tristezza, dolore solitudine, rabbia, incomprensione, distanza, assenza, perdita, disperazione. Le materie prime” delle canzoni di Momo, come precisa lei stessa ed a ragione in un passo del libro.


Ecco allora la delicatissima melodia al pianoforte di “Il piccolo re” tuffarci subito in un’atmosfera fiabesca colma d’amore e di desiderio non ripagato “E i giorni eran mesi e i minuti furono anni” e che si chiude con i versi “e in dono al cielo diede tutta la sua natura / occhi belli occhi suoi occhi di chi vuoi” e la ripresa della melodia iniziale.


Molto bella anche “Le maschere” che dopo un andamento piuttosto sincopato segnato da tastiere e fisarmonica, lascia partire una melodia piena di anelito suonata dal violino di H.E.R. dopo i toccanti versi “La maschera nera è la notte nuda e cruda / un bel giorno però s’è nu poco scucciata / Questa maschera è quella che vorrei anch’io / libera e sveglia per guardare la maschera di Dio”.


“Ho” è con i suoi 3’45 la canzone più lunga e allo stesso tempo quella con il titolo più breve, è forse quella che meglio rappresenta lo spirito di Momo con quel ritornello mutevole da “Ma tu che hai la notte dammi la tua luce / ma tu che hai parole dammi la tua voce” a “Ma tu che le stelle dammi la verità / ma tu che hai la sete resta ancora qua” fino a “Ma tu che hai le note dammi qualche strofa / ma tu che hai la strada mostrami dov’è”, c’è ancora qualcuno che pensa si possa farcela da soli?


Non c’è tempo per riprendersi ed ecco decollare al piano una struggente melodia, quella di “L’amore sale piano” che culminerà nei versi finali “Sì non so perché l’amore scende sino a me e fa male” non prima di passare ad una splendida immagine “E funamboli sul filo scivoliamo verso la paura in fretta / siamo la sorgente e il mare”.


Anche la successiva “La spazzatura” sembra incanalarsi su una musicalità sofferta, dopo il vibrare dei piatti, il languore del pianoforte, la voce sofferente di Momo, il respiro della fisarmonica, ma eccoci precipitati di botto in una tarantella-beguine inebriante, per una canzone che parla di un amore ormai irrimediabilmente conclusosi con ironica irriverenza.


In “A chi mi volle bene” ritorna lo spirito un po’ circense un po’ giullaresco di Momo, la canzone è fatta di continui alti e bassi, accelerazioni e frenate, gioia e dolore fino ai tragici versi finali “Sorda umanità circense che implori impunemente. Che racconta… / Al mio sangue nelle vene rosso corallo il mio sangue nelle vene / datelo vi prego a chi mi volle bene”.


E’ invece puro gioco la successiva “L’eur de Momò” in cui Momo utilizzando una sorta di gramlot-francese inventa una dolce e delicata canzone resa suggestiva da azzeccate percussioni, godibilissima e delicatissima come un’essenza profumata di “pur mughett rose plus de troi catr senc de zaffata”.


Sa d'ispirazione vagamente medioevale, introdotta da suoni d’archi, poi traditi da insistenti sonorità elettriche distorte sostenute da energiche percussioni la canzone “Scelta di pazienza” ci rivela una Momo adirata “e non è poi un reato incazzarsi con il cielo / se ora dentro stanno scoppiando delle mine di veleno” e scaltra “e non è da buon artista dimagrire per cazzate / ma scelta di pazienza per non essere acchiappati”.


In “Autobiografia” torna la fluida armonia del pianoforte, qui solo ad accompagnare la voce di Momo che in una splendida canzone si paragona ad una pietra scagliata contro uno scoglio in riva al mare, ma la conclusione apre uno spiraglio di speranza “Ma ci sono sempre quelle mani che dolcemente le raccolgono e le amano”. Personale quanto bella.


Con “Il ladro” si passa a sonorità tanghere, caratterizzate da fisarmonica, legnose percussioni, chitarre elettriche, a tratti sembra di avvertire fascinazioni caposseliane, ma forse sono solo allucinazioni subito allontanate dalle aperture melodiche ben sorrette dalla voce di Momo.


“Stelle ai piedi” che dà anche il titolo all’intero progetto, è invece un’intensa canzone d’amore in cui dopo splendidi versi “E in volo notturno le si distese l’universo / stelle ai piedi in braccio bianca era la luna / non andare via da lei / non la lasciare mai / dalle luce il vento che possa respirare” si libera un'avvolgente ed intrigante melodia di archi che si intrecciano con il pianoforte ed è pura magia come un eterno e sospirante languido amore.


Staccarsi da un brano è comunque difficile, ecco allora cadere a fagiolo un brano “televisivo” come “Panoramica di un miraggio” in cui sembra di ascoltare una Momo-Carrà impegnata in una sorta di sigla di qualche varietà dal testo tanto lungo quanto vuoto, come una TV fatta di sola apparenza presa in giro alla grande.


Il congedo è affidato ad una felliniana canzone intitolata “Il palcoscenico” dove emerge ancora una volta la dualità tra la donna Simona Cipollone e l’artista Momo e penso che lo sottolineino bene i conclusivi versi “Stretti tra i lamenti di un buffone / che ride della vita e dell’amore / tra le maglie di un destino / nel silenzio del rumore”, proprio quel silenzio del rumore che avvolge l’artista a fine spettacolo, quando smessi i panni di Superman torna ad essere un qualsiasi Clark Kent.


Nel complesso quindi questo nuovo progetto di Momo è davvero convincente, direi che si conferma senza dubbio come una delle artiste più originali dell’intero panorama italiano capace, soprattutto dal vivo, di irretire letteralmente gli spettatori offrendo uno spettacolo minimalista (dal vivo è solitamente accompagnata da Federica Principi al pianoforte e Desireé Infascelli alla fisarmonica e mandolino fatta salva a volte, la presenza preziosissima di H.E.R. al violino), in cui lavorando per sottrazione e con quella sua voce personalissima riesce a realizzare il miracolo di esaltare ancor più il carattere conciso, quasi fulminante, delle sue composizioni.


E pensare che, nella conferenza stampa di presentazione della seconda serata del Tenco, cui ha poi preso parte, mi era sembrata persino un po’ supponente oltre che impacciata, beh poi ripensandoci ho capito: quella era Simona, poi la sera è salita sul palco Momo ed il miracolo s’è ripetuto.




Momo

Stelle ai piedi


Grandi AsSaggi Bompiani - 2009

Nei migliori negozi di dischi e libri.


Tracklist

01. Il piccolo re

02. Le Maschere

03. Ho

04. L’amore sale piano

05. La Spazzatura

06. A chi mi volle bene

07. L’Eur de Momò

08. Scelta di pazienza

09. Autobiografia

10. Il ladro

11. Stelle ai piedi

12. Panoramica di un miraggio

13. Il palcoscenico


Crediti:

Momo: voce, pianoforte (2, 6)

Luca Venitucci: pianoforte, fisarmonica e tastiere

Matteo D’Incà: chitarre elettriche e acustiche

H.E.R.: violino

Luca Tilli: violoncello

Daniele Ercoli: contrabbasso (3, 7, 8, 10, 12)

Giulio Caneponi: batteria e percussioni

Alessandra Casale, Margherita Lami, Samantha Benenati, “i piccoli” Gianluca e Sara Benenati, Daniele Bocciolini: cori (12)


Testi e musiche: (1, 2, 3, 5, 6, 8, 9, 10, 13) S.Cipollone, (4, 11) S.Cipollone - S.Fioretti, (12) S. Cipollone - V.Riviello


Produzione esecutiva: Simone Grassi

Arrangiamenti e direzione musicale: Luca Venitucci

Prodotto da Jux Tap entertainment


Registrazione, missaggio e masterizzazione effettuati tra luglio e novembre 2008 presso Millenium Audio Recording, Roma

Tecnici del suono: Daniela Bombelli e Fabio Ferri

Editore (1,6): Technodisplay


Momo su MySpace: www.myspace.com/mometta


Voto: 8,5/10

venerdì 15 gennaio 2010

Esce il primo atteso disco dei DECO’: La Stanza dei Colori

A qualche mese di distanza dal singolo Fantastica, brano dal sound decisamente rock che ha presentato la band dei DECO’ ai media e al pubblico,
esce il primo LP del gruppo vicentino
formato dai fratelli gemelli Marco e Matteo Visonà.
Dieci tracce dal sound pop/rock costruite nel tempo dalla band
dove linee armoniche e scelta dei testi risultano
di sicuro impatto.


“La stanza dei colori” è il titolo dell’album realizzato dai Decò negli ultimi tre anni tra Vicenza, Treviso e Verona assieme al produttore artistico Stefano Florio (L.Dalla, Frankie HiNrg Mc). Le musiche sono state scritte interamente dalla Band mentre i testi sono frutto della collaborazione con il cantautore Luca Bassanese (vincitore Premio Recanati 2004). Il missaggio è stato eseguito da Marco Capaccioni a Perugia (già al mix con Vasco Rossi, L.Dalla, Subsonica) ed il mastering al Nautilus di Milano da Claudio Giussani.
Dieci brani tra cui il nuovo singolo della band “Sospesi nel vento”, una canzone pop che li avvicina maggiormente alla canzone d’autore, percorso già intrapreso con il brano “Sempre e per sempre” cover di Francesco De Gregori, anch’essa inserita nell’album.
Il videoclip di “Sospesi nel vento”, per la regia di Stefano Poletti (“Charlie fa surf”/Baustelle, “Se non ami”/Nek) è stato girato totalmente in esterno, in una particolare location “metropolitana”, alla periferia sud di Milano lo scorso Novembre.

Marco e Matteo Visonà sono due fratelli gemelli entrambi nati e cresciuti nella provincia di Vicenza. Grazie ad una coinvolgente tradizione famigliare si appassionano alla musica a metà degli anni ‘80, quando appena undicenni, iniziano a prendere lezioni di pianoforte e batteria (Marco) e di chitarra (Matteo).
Agli inizi degli anni '90 i due fratelli formano un duo acustico (voce e chitarra) e si esibiscono dal vivo nei vari locali della provincia per sette anni. Dal 1997 al 2003 si fanno le ossa per anni in tour con vari artisti italiani ed internazionali, rispettivamente come batterista e chitarrista, dove alternano alle registrazioni in studio, le promozioni televisive nelle più importanti trasmissioni musicali e non (Festivalbar, Sanremo estate, Domenica In, Maurizio Costanzo Show etc.. ) e la collaborazione con diverse labels come autori e compositori.
Nel 2005 creano una propria etichetta discografica, la Emmevi Music S.r.l, e assieme al produttore artistico Stefano Florio (B.Cobham, B.Mover, E.Parker, L.Dalla, Frankie Hi Nrg, L.Bassanese) iniziano a dare vita ad un loro progetto musicale personale: i DECO'. Trascorrono così quattro anni a scrivere materiale, suonare, cercare ispirazioni da persone e luoghi, che hanno indubbiamente contribuito al progetto e contaminato la visione artistica della band.
Il nome DECO’ prende in riferimento lo stile ed il gusto che contaminò le diverse arti nella Parigi del ‘900, dal nome appunto: Art decò.
“Abbiamo scelto questo nome per il nostro progetto per ricondurre al concetto che la musica rappresenta un'assoluta forma d'arte decorativa della vita di tutti ed in particolare della nostra”.
A Maggio 2009 è stato pubblicato il primo singolo della band dal titolo “Fantastica”; a Novembre l’album di debutto “La Stanza dei colori” con il brano “Sospesi nel vento”

DECO’
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lunedì 4 gennaio 2010

LA TEORIA DEGLI ATOMI – l’atteso disco dei Cockoo

Insieme di quattro cervelli eterogenei miscelati a formare gruppo con imprecise velleità musicali mirate all’espressione più o meno socialmente condivisa di esplicite inattitudini esistenziali, curiose situazioni quotidiane e imprecise storie di vario genere


Suscitano da tempo grande curiosità fra gli addetti ai lavori. I loro episodi musicali su traccia finora sono stati raccolti in due split (EP1 ed EP2) negli ultimi due anni, recensiti entusiasticamente e scaricati in download gratuito in oltre centomila copie e diventando un "caso" nella rete. In questi due anni concorsi live anche internazionali (tutti vinti) che li hanno portati su palchi importanti in diversi open-act (dai Deep Purple ai Marlene Kuntz, dai REM ai Negrita).
Loro sono i Cockoo – cocKoo [cocù] s.m. – e nascono tra le colline astigiane nel freddo inverno del 2005, da un improvviso impulso comunicativo.
Il loro debut album raccoglie tre intensi anni di lavoro, di canzoni, di storie, di cambiamenti, di prospettive, speranze e delusioni che prendono forma in undici brani scritti dal 2005 al 2008. Un lungo lavoro dove un crocevia di sensazioni, insieme alle esperienze di vita individuali, portano i cocKoo a cercare un proprio modo di comunicare, imparando ad affinare un linguaggio che vuole essere una sintesi tra le molteplici influenze musicali e non.
E’ con Max Zanotti (Deasonika, Rezophonic,…) che, verso la fine del 2008, si arriva alla decisione di organizzare la grande quantità di materiale prodotta ed iniziare un percorso creativo lungo sei mesi che darà alla luce “La Teoria Degli Atomi”. L’album possiede una matrice cantautorale esterofila, ma forte della tradizione italiana, intorno alla quale si ricama un tessuto musicale che segue i “principi del rock”, ma cerca di abbracciare le sfumature musicali più disparate, sfruttando la contaminazione per trascendere la definizione di genere e cercare di puntare all’emozione, valorizzando le possibilità di ogni singolo brano. Oltre 45 minuti in cui una solida base ritmica sostiene un sound dal climax decisamente altalenante, e, insieme a chitarre, tastiere e eminiscenze elettroniche, accompagnano l’ascoltatore in una giungla di atmosfere sempre nuove.
Il brano “Voodootech” è il primo singolo, e nell'anteprima delle radio rock, ha ricevuto immediatamente un consenso strepitoso, tant'è che la band è stata votata fra tutti i gruppi indipendenti italiani per partecipare alla finalissima del MEIWEB, il 6 giugno a Ravenna insieme a Serpenti e Diva Scarlet, con ospiti Tricarico e Velvet. Il singolo è tuttora in continua ascesa nella Indie Music Like e a novembre partirà in rotazione il video con la regia di Hendrick Wijmans
Ad amalgamare il tutto è la melodica vocalità che in qualche modo tiene sempre i pezzi sul medesimo binario. “La Teoria Degli Atomi” è un album eclettico in tutto e per tutto e, insieme al sound ed alle influenze, anche i contenuti affrontano le tematiche più disparate, avendo comunque come minimo comune denominatore l’introspezione umana e l’analisi, talvolta critica, talvolta descrittiva del comportamento umano. Lo stesso concetto viene anche ripreso nel packaging dell’album, in cui si punta alla provocazione grafica di avere tra le mani un testo che pare antico e un po’ sacro. Il primo lavoro dei cocKoo possiede la genuina immaturità di un gruppo che ama giocare con le proprie possibilità, ma cerca comunque di parlare con un linguaggio chiaro e coerente, forte della volontà di porsi dal punto di vista del musicista, ma anche dal punto di vista dell’ascoltatore, a cui si rivolgono a chiare lettere tramite la prima pagina del booklet contenuto all’interno dell’album: “Che cosa salverà le vostre molecole?”

Forse un ascolto della Teoria Degli Atomi può aiutare a scoprirlo.

TOUR DEGLI ATOMI
(cosa salverà le vostre molecole?)

SAB 24 OTTOBRE - presentazione DIETRO LE QUINTE Asti

VEN 6 NOVEMBRE - LA CASA 139 Milano

GIOV 19 NOVEMBRE - ARTINTOWN Torino

SAB 21 NOVEMBRE - CRAZY BULL Genova

GIOV 26 NOVEMBRE - LE SCIMMIE Milano

SAB 28 NOVEMBRE MEI - Faenza (RA)

VENERDI 4 DICEMBRE - SU' LA TESTA Albenga (SV)

VENERDI 18 DICEMBRE - ESTRAGON Bologna TBC

MARTEDI 5 GENNAIO - BATTISTI CAFE' Novara

MERCOLEDI 6 GENNAIO - THE PLACE Roma

GIOVEDI 7 GENNAIO - VELTHA Grosseto

VENERDI 8 BARAONDA - Cinquale (MS)

SABATO 9 GENNAIO - RAINDOGS Savona

SABATO 16 GENNAIO - FNAC Torino

GIOVEDI 21 GENNAIO - ZENA Campagna (SA)

VENERDI 22 GENNAIO - MORGANA Benevento

SABATO 23 GENNAIO - CAFFE' MARIANIELLO Sorrento (Na)

SAB 30 GENNAIO - LOOP CAFE' PERUGIA TBC

GIOVEDI 4 FEBBRAIO - DIAVOLO ROSSO Asti

SABATO 6 FEBBRAIO - DA GIAU Torino

SABATO 13 FEBBRAIO - ACROPOLIS Vimercate (MI)

SABATO 6 MARZO - CAFFE' DEI MARCHESI Parma

CocKoo
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