martedì 23 marzo 2010

STREAMMALO 2010 - Ecco il primo ed unico Concorso in DIRETTA STREAMING

AUDIOCOOP – MEI, in collaborazione con iJamix.com, presentano
STREAMMALO 2010
Ecco il primo ed unico Concorso in DIRETTA STREAMING
dalla tua sala prove

Desideri farti conoscere nel web ed ad aumentare il numero dei tuoi fans?
Se la risposta è "Sì!" questa email è davvero importante per te.
Gli artisti e le bands partecipanti si sfideranno a colpi di brani originali (anche già editi) esibendosi dalla propria sala prove: basta un computer, una webcam o una videocamera, una connessione ADSL e, utilizzando la strumentazione già presente nella tua sala prove, sarai pronto per partecipare al primo ed unico evento nel suo genere.
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PREMI "DI CONSOLAZIONE"
- Con la sola iscrizione a Streammalo2010 ti aggiudicherai la possibilità di pubblicare tutte le tue news, i tuoi concerti, le notizie sul tuo gruppo sul più grande webzine italiano: AudioCoop.it
- Inoltre, registrandoti su iJamix.com, la piattaforma sulla quale si svilupperà Streammalo2010, riceverai in omaggio una guida pdf di oltre 30 pagine che ti spiega strategie ed accortezze per migliorare il tuo audio, le tue registrazioni e l'audio del tuo live streaming!
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PRIMO PREMIO
È previsto un vincitore unico, che avrà come premi:
- La totale copertura delle spese tecniche per la produzione e realizzazione di un videoclip completo ed altamente professionale
- Potenti azioni di ufficio stampa nell’ambito del Meeting degli Indipendenti inserimento nella Newsletter, nella cartella stampa e nei comunicati stampa relativi alla manifestazione e destinati ad agenzie, carta stampata e web)
- Esibizione live come ospite all'evento MEI 2010 di Faenza
- La stampa di n. 300 copie del proprio cd
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COSTO D'ISCRIZIONE
Sebbene la sola richiesta d'iscrizione comporta diversi benefici, abbiamo deciso di non gravare sul fondo cassa delle band o degli artisti emergenti: l'iscrizione è gratuita ma il numero di posti a disposizione è limitato a 300 tra gruppi ed artisti (in esaurimento)
Guarda subito il video che ti spiega Streammalo2010 dalla A alla Z
Buona partecipazione!
Lo staff di Streammalo2010

DRIVERS: Il combo veneziano guidato dall’eclettico Kevin si presenta con il singolo d’esordio

Dal progetto DRIVERS ecco arrivare tra pochi mesi
il debut-album dal titolo “Emicrania”

Riuscire a dare un'origine precisa al progetto "Drivers" non è facile. Come da copione tutto è nato per caso. Da t empo Kevin, la mente del progetto, era fan di una band che nel veneziano riscuoteva un buon successo: i Catarrhal noise poi diventati Rumatera. Nasce un’ amicizia che fa si che potesse mettere in pratica alcune idee che coltivava da tempo. Cresciuto ad ascoltare prevalentemente le grandi band inglesi e americane Kevin (Vittorio Vanzetto) ha cominciato a dar forma a delle melodie e poi a stilare i testi. Nel frattempo frequentando lo studio dove incidevano i Rumatera a poco a poco è nato "Emicrania" il debut album della band in uscita fra pochi mesi, che deve il suo titolo alla classica scusa del gentil sesso generalmente usata per sottrarsi al “dovere coniugale”. Kevin conduce uno spazio su una tv locale (telecittà) dove tutti i mercoledì va in onda una trasmissione che tra serio e demenziale parla anche delle nuove proposte musicali.

“Hey John” è il brano che "celebra" le trasmissioni a fascia protetta, le hot chat line, le televendite di prodotti x uso sessuale, e tutto il mondo che gira attorno a questa sfera come la lap dance, i club privè le perversioni e i desideri erotici. Il titolo Hey John allude al noto pornodivo John Holmes. La trama del video vede il classico “sfigato” che abbocca alle lusinghe del tele-imbonitore, sperando così di realizzare le sue nascoste perversioni. ( www.youtube.com/watch?v=fm9dA4Ktx2c )

“90° minuto” è praticamente la telecronaca del mondo del calcio: tifoserie violente, arbitri che decidono le sorti di una partita, business, campioni che fanno sognare; insomma tutto quanto comprende questo sport che tanto può far gioire quanto soffrire.

“La storia infinita” è il dramma che si vive alla fine di una storia d'amore quando, sbagliando, non si riesce più ad aver fiducia nei sentimenti e a costruire un nuovo rapporto.


Drivers on MySpace

Drivers – HeyJohn on YouTube
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Per Valerio Manni è “Il momento giusto”

Il singolo “Sempre nei guai” in tutte le radio e in tutte le tv col fantasmagorico video in cui compaiono tantissimi personaggi bizzarri e in particolare la sexystar NATALY COOL

Ecco il nuovo album intitolato Il momento giusto di Valerio Manni, cantautore torinese, realizzato insieme al musicista Josh Sanfelici (ex Mau Mau e Roy Paci) presso lo studio Orange Room di Torino per l’etichetta discografica Tomato Records, distribuito dalla CNI Music. L’album segue l’uscita dell’Ep pubblicato nel 2008 in cui compariva fortunato singolo Tanto è lo stesso con la partecipazione straordinaria di Johnson Righeira

Valerio è diventato un punto di riferimento del movimento italiano legato al funk creato da Bobby Soul e dal critico musicale Ernesto De Pascale e il suo brano comparirà all’interno della nuova doppia compilation insieme a brani storici di Pino Daniele, Rino Gaetano, Patty Pravo, Eugenio Finardi, e altri più recenti di Elio e le Storie Tese, Tullio De Piscopo feat. James Senese, Ridillo, Tormento.

12 i brani dell’album in cui compiono come ospiti, oltre Johnson Righeira, Capone & BungtBangt, Bobby Soul, Amik Guerra, i musicisti torinesi Luca Biggio, Luca Begonia, Pino Romeo, Nadya, Patricio Canova, Enrico De Lotto, Giovanni Grimaldi e Federica Macrì, nonché la band di Valerio, i SurFunk, composta da Luca Romeo al basso, Elvin Betti alla batteria e Daniel Bestonzo al pianoforte e tastiere. Il genere, classificabile come pop d’autore con influenze musicali funk, è caratterizzato da una raffinata ricerca sonora, testi particolarmente ricercati e moderni raccontati senza banalità, con ispirata vena poetica e critica. È il caso di Voglio andare a Bali feat. Capone, che si destreggia con le sue percussioni ricavate da barattoli di marmellata, in cui viene presa di mira la realtà quotidiana attraverso un testo molto personale e di denuncia nei confronti anche del sistema politico e delle ferite aperte lasciate dagli anni di piombo, o Marco (e l’insegnante di sostegno), in cui emerge l’impegno sociale, attraverso una musica molto orecchiabile e un testo ironico in cui vengono riportate le citazioni insistenti di un ragazzo diversamente abile. Mentre, in “Sempre nei guai”, il primo singolo in uscita, la voce travolgente di Bobby Soul contraddistingue il brano più funk dell’album, facendo risaltare anche il testo in cui si descrive un incontro straordinario con una strafiga - che si rivelerà essere in realtà un trans - che «sotto nascondeva una sorpresa» difficile da scordare! A momenti di divertita autoironia si alternano in tutto l’album momenti più introspettivi, come in Se fossi stato, una canzone dalle tinte latin che è una specie di testamento esistenziale, e in E’ così che va, una ballad r’n’b pervasa da un’atmosfera vellutata ed evocativa, in cui si esprime uno stato d’animo in cerca di conferme. Diverse anche le canzoni dedicate al tema dell’amore come Strana Passione, anche questa caratterizzata da un’impronta r’n’b e Io ti darò, in cui spicca anche la bravura chitarristica di Valerio e la voce di Nadya, mentre nell’accattivante brano funk Per non più soffrire, e nella bossa nova Mi sto comprando tutto, emerge con tutta la sua bravura il sax di Luca Biggio. Non manca un omaggio al grande Luigi Tenco, attraverso la rivisitazione in chiave moderna di Vedrai, vedrai, in cui si distingue la tromba del cubano Amik Guerra e l’interpretazione in chiave funk di Sto meglio, canzone di nuova composizione del famoso cantante degli anni ’60, Gian Pieretti. Infine, Tanto è lo stesso è il brano caratterizzato da una musicalità rare-groove e surf, in cui il testo descrive la crisi d’identità moderna, attraverso un improbabile pentimento e il distacco dalle consuetudini.



VALERIO MANNI

“SEMPRE NEI GUAI” on You Tube
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lunedì 15 marzo 2010

CONCORSO NAZIONALE DELLA CANZONE D’AUTORE MUSICA CONTROCORRENTE 6^ EDIZIONE

LA MUSICA DI DOMANI PUOI ESSERE TU

COLTIVA IL TUO SOGNO
FINO AL 30 APRILE 2010 E’ POSSIBILE ISCRIVERSI ALLA 6^ EDIZIONE


AL PRIMO CLASSIFICATO

A CURA E SPESE DELLA CASTORONE EDIZIONI MUSICALI S. R. L.
CONTRATTO EDITORIALE
REALIZZAZIONE DEL SINGOLO E
ISCRIZIONE ALLA SUCCESSIVA EDIZIONE DI SANREMOLAB

LA COMPILATION DEGLI 8 FINALISTI SARA’ INVIATA AI PIU’ IMPORTANTI

OPERATORI DELLA MUSICA

NON MANCARE, ISCRIVITI ALLA PROSSIMA EDIZIONE
RICORDA SCADENZA 30 APRILE 2010

INFO@MUSICACONTROCORRENTE.IT
CELL. 328 383 5000
TEL. 06 32 16870

lunedì 8 marzo 2010


Categoria: Musica

Mirco Menna & Banda di Avola

e l’italiano ride


e l’italiano ride: una sarcastica fotografia dell’Italia di oggi.

di Fabio Antonelli


BACCO AMA LA MANDORLA… DONNE, VINI


Qualcuno si chiederà subito cosa c’entrino Bacco, mandorla, donne e vini con questo nuovo disco del cantautore bolognese Mirco Menna realizzato in compagnia della Banda di Avola.


Beh per capir bene questa operazione di rivisitazione o forse meglio di riscrittura di alcuni brani di Menna già presenti nei suoi precedenti lavori (Nebbia di idee e Ecco) è secondo me utile leggere l’introduzione scritta da Menna stesso che spiega com’è nata questa collaborazione tra lui e questa giovane banda composta di cinquanta bravi musicisti, tutto l’andirivieni che c’è stato tra loro fino a quando “Il cantante fu colto dalla premonizione del mal d’Avola. Un giorno sarà finito, pensò, prove, disco, tutto. Addio monti Iblei, addio granita e broscia a colazione, a volte due. Addio alle nottate sul mare, ai venditori ambulanti di primo mattino, alle mattine sul pianoforte stonato che Janu Nanè non è mai venuto ad accordare. Addio all’orizzonte coi piedi nell’acqua, alle mani nell’aria del maestro Bell’Arte eleganti e farfalline, alla mandorla pizzuta, ai giardini di limoni e ai pranzi di zia Lucietta. Addio Tromboni e Trombe, Corni Tube e Clarinetti, Sassofoni e Tutti flauti, ognuno caro con la sua faccia e il suo nome, molti Sebastiani e Salvatori, le ragazze meno omonime e più difficili da confondere. Addio al flicorno baritono detto anche bombardino o più dolcemente eufonio di Peppe Consiglio, coi suoi sms “buongiorno” al pomeriggio, “buonanotte” a mattina inoltrata. A Salvuccio Tiralongo che in una notte epicurea citò un’antica iscrizione avolese, BACCO AMA LA MANDORLA… DONNE, VINI, scoprendo che svelava, mescolandone libertariamente il contenuto “La Banda Avola con Mircomenna”, non una lettera di più, non una di meno”.


Chiedo scusa a chi legge se l’ho riportata per esteso ma, secondo me, rivela più di intere pagine di analisi del disco ciò che sta dietro a questa operazione che non ha alcuna motivazione di carattere commerciale, ma è basata su una vera infatuazione di Menna per questo mondo musicale e non solo apparentemente così distante dal suo stile sia musicale sia di vita. Ma si intuisce chiaramente come questo legame tra Menna e Banda di Avola, nata dopo un incontro tra il produttore e direttore artistico Fabio Barovero e Menna, organizzato da Sebastiano Bell’Arte, direttore della Banda di Avola, sia diventato ben presto solido, basato su una forte amicizia, su una sincera complicità, su cibo, vino, donne, tutto l’occorrente per fare di un’avventura un’esperienza indimenticabile e questo disco ve l’assicuro rispecchia a pieno questo clima d’amicizia, questo carico vivo di preziosa umanità. Nulla è studiato a tavolino, ma tutto è nato da una paritetica dialettica tra il cantante e la Banda di Avola composta di cinquanta giovani davvero in gamba.


Si diceva del discorso di rivisitazione o meglio di vera e propria riscrittura dei brani di Menna, per lo più già editi, in effetti non si è trattato di riproporli tali e quali suonati per l’occasione da un più vasto organico, c’è stato invece tutto un fitto dialogo tra Menna e Bell’Arte che ha portato ad un risultato sorprendente perché se in alcuni passaggi l’insieme suona con il fragore e l’energia tipici di una fanfara, a tratti invece par di trovarci davanti all’elasticità e alla raffinatezza di un’orchestra sinfonica, capace di modularsi tra impeti e cadute, drammaticità ed ironia.


Se la Banda ha svolto a pieno il proprio dovere, altrettanto si può dire di Mirco Menna che dimostra di credere fino in fondo al comune progetto, dimostrandosi ottimo interprete di se stesso, ma le canzoni?


Le canzoni come dicevo sono per lo più tratte dai due precedenti lavori, non mancano però alcuni inediti come la beffarda e farsesca “Evviva”, canto simil-patriottico scritto da Mirco Menna e musicata da Sebastiano Bell’Arte, che con quel beffardo ritornello “Viva l’Italia e viva la fregna, chi ce la impara e chi ce la insegna” sembra accomunare in piena par-condicio dotti e ignoranti, ricchi e poveri, ma altrettanto gustose sono altre irriverenti immagini del triste campionario italiano “E viva viva il capo minchiuto e viva il culo liposoluto / viva Sanremo e viva San Pio e i santuari del ben di Dio”.


Altro inedito è “Vieni a trovarmi” canzone d’amore dalla cadenza compassata e solenne, ogni intervento pare pesato al bilancino, così come i bei versi “Vieni e baciami e toccami e schiudi le labbra / il tuo respiro su di me l’idea di te chi mi vuole / sei tu questo dolore che mi riga il viso / ed il chiarore che mi disegna e mi lega al buio”, c’è un senso di vuoto incolmabile, un vivido desiderio d’amore che forse non avrà risposta, forse…


Sempre inedita è la successiva “Che mi facisti fari” dove questa splendida metafora del vivere “non c’è ragione non si trova il torto / più mi struggo e più mi sento strutto / penso al rapporto tra la gallina e il porco / che c’è nell’uovo con il prosciutto” è introdotta dai locali suoni del marranzano, del fiscaletto e del tamburo a cornice, il brano appartiene al carattere più popolare del progetto, uno di quelli in cui la Banda d’Avola riprende a pieno titolo il suo carattere popolare ed energico con tanto di colpo di piatti a chiudere il tutto.


Molto felliniano e circense è l’ultimo brano scritto appositamente per questo disco intitolato “Da qui a domani”, che parla del Mercato inteso come centro commerciale che appare d’improvviso in un indefinito paese, un Mercato capace di abitare dentro di ognuno anziché essere abitato, capace di servirsi di noi anziché servirci, ecco, infatti, Menna cantare “C’è un esercito di imbonitori arroccato nella mente altrui / usa i denti come i roditori e guarda un po’ quei denti siamo noi / gente comune che fa i fatti suoi / e ci mettiamo ad arginare il fiume non conoscendone il percorso e il nome / non conoscendo che dei nostri posti la moglie e i buoi”.


Ho fino ad ora scritto solo delle canzoni nuove, ma non posso certo ignorare gli altri brani tra cui trovo particolarmente efficaci nella loro nuova veste, la sinfonica ed epica “Ecco” bellissima canzone scritta dopo i tragici fatti del G8 di Genova ma che può essere accomunata a tanti altri soprusi subiti da gente innocente vittima del potere, l’energica e passionale “Audaci rotte” che tra tango ed improvvisi cambi di ritmo affronta con ironia un classico triangolo amoroso, l’attualissima “Manna dal cielo” che dipinge un mondo ormai saturo di veri bisogni ed attento solo al PIL, la balcanica ed inebriante “Quanto ci vuole”, canzone che parla di un uomo lasciato a morire di freddo sotto i portici durante il traffico natalizio, una volta ripulito tutto lascerà libero il suo spazio senza aver neppure un nome.


Mirco Menna ha davvero saputo realizzare con la Banda di Avola un disco che sprigiona ad ogni passaggio il piacere comune di suonare insieme, credendo in pieno a questo comune percorso, è proprio come se si sentisse respirare all’unisono tutto l’imponente organico ed il risultato raggiunto dimostra come anche distanze geografiche e musicali siano azzerabili se solo ci si crede, certo bisogna essere convinti delle proprie idee e portarle avanti con ferma coerenza, quella che non manca certo a Mirco Menna.



Mirco Menna & Banda di Avola

e l’italiano ride


Felmay Records - 2010

Nei migliori negozi di dischi.


Tracklist
01. Beghine

02. Evviva

03. Ecco

04. La sfinge

05. Girolimoni

06. Audaci rotte

07. Vieni a trovarmi

08. Chi mi facisti fari

09. Manna dal cielo

10. Da qui a domani

11. Quanto ci vuole


Crediti:

Mirco Menna: voce


Sebastiano Bell’Arte: direzione e arrangiamenti


La Banda di Avola


Sebastiano Nanè: friscalettu (8)

Lucia Leotta: clarinetto basso (8)

Francesco Rametta: marranzano (8)

Filippo Alessi: tamburo a cornice (8)

Fabio Tiralongo: sax tenore solo (3)

Paola Lombardo: cori (2)


Testi e musica: Mirco Menna / Paolo di Nanni (1, 3, 4, 6, 9, 10) Mirco Menna / Sebastiano Bell’Arte (2), Mirco Menna / Paolo Nanni / Girolamo Turone (5) Mirco Menna / Fabio Barovero (7) Mirco Menna (8, 11)


Registrato e missato nel settembre 2009 da Fabio Barovero al Teatro Vittorio Emanuele II di Noto e al Verosounds Studio di Rivoli (To)

Mastering: Giovanni Versari alla Maestà di Tredozio (FC)

Art director: Fabio Barovero

Prodotto da Fabio Barovero


Sito ufficiale di Mirco Menna: www.mircomenna.com

Mirco Menna su MySpace: www.myspace.com/mircomenna

Sito ufficiale della Banda di Avola: www.bandadiavola.it

Banda di Avola su MySpace: www.myspace.com/bandadiavola


Voto: 8/10


Categoria: Musica

So cool

Gegè Telesforo


Groove Master Edition / Egea Distribution
2010

Durata: 57:15

Brani migliori:
So cool
The groove master shuffle
Small blues

di Fabio Antonelli


Una volta inserito nel lettore questo nuovo disco del cantante, musicista, conduttore televisivo e radiofonico, nonché grande esperto e conoscitore di musica jazz che risponde al nome di Gegè Telesforo sembrerà di essere alle prese con un vecchio disco in vinile e non mi riferisco certo alla pulizia del suono, perché So Cool, così si chiama il nuovo progetto di Gegè che ha seguito di poco l’uscita del singolo omonimo, dopo essere stato registrato allo Zork Studio Buccino durante una live session di soli due giorni è stato poi mixato nel prestigioso Sterling Sound di New York ed è tecnicamente davvero impeccabile. L’accostamento fatto è semmai legato all’atmosfera decisamente retrò che emana dai solchi (pardon, trattasi di CD), a partire da quell’appiccicoso (nel senso che una volta ascoltato è davvero difficile sbarazzarsene e si finisce per fischiettarlo anche in doccia) groove che dà il titolo all’intera raccolta e che apre il disco.

Il pezzo non resta però un isolato riuscito episodio, tutt’altro, il disco alterna, infatti, ottimi brani caratterizzati da una scrittura musicale molto originale, scevra da inutili orpelli, ma alquanto efficace e si muove tra groove e swing, tra be-bop e latin jazz. I testi rigorosamente in inglese ed opera dell’americano Ben Sidran, ove presenti sono molto curati. La maggior parte dei brani è però ovviamente strumentale o meglio, è riempita dallo "scat", cioè quello stile di canto jazz in cui l’artista imita con la voce, dei fonemi, altri strumenti musicali e in questo genere Gegè è davvero insuperabile, ne sono fulgidi esempi l’altro trascinante black groove presente nel disco Jam in the night oppure la languida e suadente Small Blues o ancora le vertiginose accelerazioni be-bop di Hey Rookie. Ci sono però anche brani più soft che sembrano uscire dalle finestre di uno dei raffinati jazz club della Chicago fine anni ’50 come la sofisticata Daddy’s Riff o la particolare Moon Ray, un brano di Artie Shaw, che per le divagazioni quasi rap intraprese da Gegè è davvero una delizia per le orecchie di chi l’ascolta. Un plauso sincero poi al quintetto che ha suonato in questo disco perché ha saputo creare un delizioso impasto sonoro con la duttile voce di Gegè.


Tracce

01. So cool

02. Jam in the night

03. The groove master shuffle

04. Brother max

05. Moon ray

06. Daddy’s riff

07. Small blues

08. Hey rookie

09. At least we got to the race

10. Nina despierta

11. The thing and the thang (bonus track)

12. So cool – radio edit


Produzione artistica

Gegè Telesforo


Musicisti e ospiti

Gegè Telesforo: voce, snare drums and percussions

Max Ionata: tenor & soprano sax
Alfonso Deidda: piano, flute, alto e baritone sax
Dario Deidda: acoustic bass, hollowbody bass
Amedeo Ariano: drums
Pepe Sannino: percussions

Link Gegè Telesforo
www.gegetelesforo.com

Categoria: Musica

Bungaro

Arte


Arte: se non lo è poco ci manca.

di Fabio Antonelli


“Ho fatto un viaggio in luoghi così lontani che mi sono sembrati vicinissimi. E luoghi vicini che per raggiungerli ho dovuto lavorare tanto”


Così Bungaro introduce “Arte”, il suo sesto album, un disco che se non è pura arte poco ci manca.


Scritto quasi sei anni dopo “L’attesa” racchiude in se quasi come in un viaggio artisti incontrati lungo il proprio percorso artistico, nomi importanti come quelli del cubano Omar Sosa, della brasiliana Paula Morelembaum o di altrettanto validi artisti di casa nostra come Fiorella Mannoia, Lucilla Galeazzi, Ferruccio Spinetti, Ambrogio Sparagna, artisti che hanno saputo arricchire un tessuto di base già validissimo basato quasi interamente sulle liriche del poeta e scrittore Pino Romanelli e le musiche di Bungaro, ma occorre qui ricordare due contributi essenziali alla piena riuscita di questo grande progetto cioè gli arrangiamenti suddivisi quasi in uguale misura tra il maltese Aidan Zammit già collaboratore in passato di Nicola Piovani, Vincenzo Cerami e Niccolò Fabi e capace di scelte armoniche e melodiche di grandissima qualità qui affidate ad un’orchestra d’archi di ben 25 elementi e Michele Ascolese per anni collaboratore di Fabrizio De Andrè e uomo ricco di grande sensibilità musicale.


Ma procediamo per gradi ed allora senza perdere tempo mettiamo nel lettore questo cd che oltre a importanti collaborazioni può vantare un libretto davvero completissimo di dettagli e ricco di belle fotografie che ritraggono i vari protagonisti durante le varie fasi realizzative, testimoniando un grande piacere di suonare e cantare, piacere emerge da subito anche all’ascolto.


Il disco si apre con “Il motore immobile” uno tra i brani più belli e accattivanti dell’intero lavoro, segnato da dolci percussioni, dalla chitarra acustica di Bungaro e dalla suadente mezza-zampogna di Aidan Zammit, è legato alla quotidianità con quel ritornello che l’attraversa più volte “Sei tu il motore immobile in cui il mio universo gira”.


Su delicate movenze sudamericane è invece costruita la title-track “Arte” che Bungaro divide con la splendida voce della cantante brasiliana Paula Morelembaum, ci sono tutta la fluidità del pianoforte di Aidan Zammit e i sognanti arpeggi di Michele Ascolese ed i bei versi di Romanelli “Cosa provo quando sono di fronte ad un’opera d’arte / Come di fronte ai tuoi occhi nascosti che mi stanno a guardare / Uno sbilanciamento un senso di vuoto… / di bellezza bruciante che non passa mai”.


Intenso e nostalgico canto d’amore, di un amore finito ma forse mai concluso “La cosa certa è che siamo lasciati, ma continuiamo a vederci senza incontrarci” è “Il deserto” che vede la partecipazione di Fiorella Mannoia, il brano costruito sul pianoforte di Zammit intorno al quale ruotano gli archi e le chitarre acustiche ed elettriche lascia comunque aperte le porte ad una speranza futura “Perché c’è speranza che il nostro deserto diventi giardino / Che lo spazio interiore racchiuso diventi infinito”.


Sono le percussioni di Raul Scebba a colorare e dare luce e brillantezza particolare al successivo “Se rinasco”, brano di grande immediatezza caratterizzato da un bel ritornello costruito sui contrari “Se rinasco ti sposo ogni volta che posso / Se mi ami davvero non amarmi sul serio” ed una strofa basata sulle personali passioni cinematografiche “Come il Mare dentro vive… Fino all’ultimo respiro… / nelle Notti di Cabiria… nei Racconti del cuscino… e così ci comprendiamo / ci osserviamo da vicino siamo come certe immagini che disegnano un destino / Gli Amanti di domani… Il Posto della Fragole… e La Passione e la Vergogna”.


Intimo e poetico canto d’amore è “Vestimi di te”, suonato solo da Aidan Zammit al pianoforte e alle programmazioni e da Michele Ascolese alla chitarra elettrica, ha un inizio colmo di passione “Tocca gli angoli della bocca / Perché io possa sentire i tuoi respiri / Lo sfiorarsi piano piano della pelle / In un vortice veloce di pensieri”.


Affascinante e pieno di pathos è invece “Trafficante” che vede sugli scudi lo splendido bandoneon di Gianni Iorio, ma da segnalare anche il sensibile tocco pianistico di Natalio Mangalavite e gli arpeggi sempre perfetti di Michele Ascolese, belli poi i versi che narrano di un “Trafficante di diamanti… di amanti e di perdono / Che mi hai amato anche quando ti ho ingannato / Amore del destino se sei tu il destinatario / Amore del destino… amore del destino”.


Ancora Natalio Mangalavite con il suo pianoforte conduce per mano il triste e malinconico “Pagine”, dialogando splendidamente con i violini, la viola e il violoncello in uno dei brani più intensi e belli anche dal punto di vista dei versi, prima quasi senza più speranza “Quelle… quelle pagine strappate / Quelle vite calpestate… senza più parole… senza più parole / E’ per questo siamo pagine / Siamo storia e geografia / Storia in una fotografia” poi comunque aperti ad un possibile spiraglio “Le vedi… lontano le rondini ancora tornare / in alto e sul campo adagiare… / Le senti… tornare che quasi ci sembra vero / riuscire a scambiare il nostro inverno in estate”.


Con “Punti di vista” il registro musicale cambia totalmente, si approda a brillanti sonorità sudamericane grazie alla presenza da protagonista quasi assoluto di Paulino Trumpete che si alterna tra tromba, flicorno e trombone, ma quello che sembra solo un pezzo divertente nasconde un mal celato senso di angoscia “Ma che fare se mi sento preoccupato / Non tanto del futuro ma del tempo che ho sprecato / Che posso fare se di notte resto sveglio / E conto le paure che di giorno son cresciute”.


Con “Dal destino infortunato” si giunge ad uno dei momenti più alti dell’intero disco, costruito su un testo inedito di Sergio Endrigo, con la presenza oltre che di Bungaro alla chitarra di due grandi virtuosi come Omar Sosa che si divide tra pianoforte e marimba e Ferruccio Spinetti con il suo inseparabile contrabbasso, ne nasce così un pezzo decisamente sognante ed interlocutorio “E quali rotte avremo dal destino infortunato? / Se ci evitiamo, ci ritroviamo soli nel sole. / E in qualche modo, andando al sodo, noi… non siamo soli…”. So che è stato scartato dal Festival di Sanremo, ora capisco…


Non c’è il tempo per riprendersi ed eccoci tuffati in “Madonna di lu finimundu” un agitato brano di stampo popolare, invaso dall’irruenza dell’organetto di Ambrogio Sparagna e dalla voce particolare di Lucilla Galeazzi, nonché segnato ritmicamente dal basso-tuba di Gianluca Galvani. Energia e sentimenti allo stato puro.


Ci voleva proprio una tranquilla riflessione sulla bellezza, come quella presente in “Non è tempo che passa”, canzone che è semplicemente suonata al pianoforte da Roberto Marino, accompagnato da violino, viola e violoncello e che lascia Bungaro di liberare in volo il suo canto sui versi finali “non è tempo che passa… e non è tempo… / e se riesci a fermarla… e se riesci a riempirla / La bellezza è bellezza… la bellezza è bellezza”.


“Il volume del mare” è un altro brano che evidenzia ancora una volta il proprio sentirsi fuori luogo, sentimento purtroppo comune a tanti “Come un pesce fuor d’acqua faccio un giro di boa intorno ai miei anni / Se m’ami o non m’ami sei il mio mal di mare e poi mi scoppia la testa… / Sono stato rimosso e poi riammesso e poco gradito… come molti di noi”.


Tanto semplice quanto bella è “Piacere di vederti”, scritta da Pino Romanelli e Neri Marcorè e musicata da Bungaro, è cantata in parallelo a due voci come in un immaginario dialogo da Neri Marcorè e Bungaro e forse più di altre canzoni è specchio della personalità di ciascuno che è poi accomunata nei versi conclusivi “Io sono io che mi sveglio e mi addormento / Lucido mi assento e poi partecipo all’evento / Dei figli che ci crescono intorno e ci sorprendono ogni volta / Che tenendoli per mano diventiamo come loro / Che tenendoli per mano diventiamo uno di loro”.


Chiude l’intero lavoro una lieve ed emozionante “Piccenna mia”, ci sono solo la voce di Bungaro ed il virtuosismo di Guinga alla chitarra, ma è delicata e dolce magia.


Bungaro con "Arte" ha saputo davvero realizzare un raffinato progetto che si muove come un ipotetico viaggio tra mondi lontani e luoghi invece più familiari, sospeso in magico equilibrio tra sogni e realtà, lasciando trapelare da ogni ascolto un inesauribile piacere di cercare nuovi percorsi musicali, nuovi compagni di viaggio con i quali condividere le proprie esperienze.


Come non apprezzare quindi uno che sempre in “Piacere di vederti” canta “Io sono io e ho un carattere normale / Sbarco il lunario con la musica e la voce / I gesti e le parole di chi ancora vuol capire / Il mistero dell’andare del fermarsi e ripartire”.





Bungaro

Arte


I Sogni Son Desideri Records / EGEA Music - 2010

In tutti i negozi di dischi


Tracklist
01. IL MOTORE IMMOBILE

02. ARTE

03. IL DESERTO

04. SE RINASCO

05. VESTIMI DI TE

06. TRAFFICANTE

07. PAGINE

08. PUNTI DI VISTA

09. DAL DESTINO INFORTUNATO

10. MADONNA DI LU FINIMUNDU

11. NON E’ TEMPO CHE PASSA

12. IL VOLUME DEL MARE

13. PIACERE DI VEDERTI

14. PICCENNA MIA


Crediti:

Bungaro: voce, chitarre acustiche (1, 9, 13), cori (8), arrangiamento (13, 9)

Aidan Zammit: pianoforte (1, 3, 4, 5, 8, 12), tastiere (1, 3, 4, 6, 12), mezza-zampogna (1), programmazioni (5), cori (8), arrangiamento (1, 2, 3, 4, 5, 6, 10, 12), direzione (1, 3, 4, 12), direzione archi (2, 6, 10), cori (8)

Michele Ascolese: chitarra elettrica (1, 3, 4, 5, 8, 12), chitarre (2, 6, 10), arrangiamento (2, 6, 10)

Lorenzo Feliciati: contrabbasso (1, 2, 3, 6, 8, 10), basso elettrico (4, 12), cori (8)

Lucrezio De Seta: batteria (1, 2, 3, 4, 6, 8, 10, 12)

Alessandra Falconieri: voce (1)

Raul Scebba: percussioni (4, 10)

Gianni Iorio: bandoneon (6)

Natalio Mangalavite: pianoforte (6, 7), arrangiamento (7), direzioni archi (7)

Paulinho Trumpete: tromba (8), flicorno (8), trombone (8), arrangiamento fiati (8)

Pino Romanelli: cori (8)

Gianluca Galvani: basso tuba (10)

Roberto Marino: pianoforte (11), arrangiamento (11), direzione archi (11)

Orchestra d’archi di 25 elementi: (1, 2, 3, 4, 6, 10, 12)


Paula Morelenbaum: voce (2)

Fiorella Mannoia: voce (3)

Omar Sosa: pianoforte (9), marimba (9), percussioni (9), arrangiamenti (9)

Ferruccio Spinetti: contrabbasso (9), arrangiamenti (9)

Lucilla Galeazzi: voce (10)

Ambrogio Sparagna: organetto (10)

Neri Marcorè: voce (13)

Guinga: chitarra (14), arrangiamento (14)


Testi e musica: Romanelli-Bungaro (1, 3, 4, 5, 6, 11, 12), Romanelli,Morelenbaum,De Tomassi-Bungaro (2), Romanelli,Vanoni-Bungaro (7), Romanelli-Bungaro,Zammit (8), Endrigo,Zeppieri-Bungaro(9), Romanelli,Bungaro-Bungaro-Ascolese), Romanelli,Marcorè-Bungaro (13), Bungaro (14)


Produzione esecutiva: Paolo De Lazzaro, Max De Tomassi, Giovanni Calabrò, Caterina Calabrò e Michele Salgarello per “I Sogni Son Desideri” Records


Produzione artistica: Bungaro, Aidan Zammit, Michele Ascolese


Registrato presso International Sounds Conversano (BA), Orbita Studio, Rio de Janeiro, Forum Music Village (Roma), FM Record (Roma), Zamstudio (Roma), Sound Garden (Roma), Effetto Note (Milano)

Ingegnere del suono: Emanuele Donnini
Mastering: Greg Calbi @ Sterling Sound Studios, New York


Sito ufficiale di Bungaro: www.bungaro.org

Bungaro su MySpace: www.myspace.com/bungaro


Voto: 8,5/10

giovedì 4 marzo 2010

LA MARCIA DELL’OMBRA: CLAUDIO POZZANI e la scelta di affidare le poesie alla forma canzone


Poesia, vestita con abiti musicali, spaziando dal jazz alla musica contemporanea, dal funky al trip hop, sempre con un’impronta fortemente metropolitana e uno stile riconoscibile.
Dalla neonata CVT REcords, estensione discografica del Festival Internazionale di Poesia di Genova, ecco il disco di Caludio Pozzani: “La Marcia dell’Ombra”

Claudio Pozzani ha sempre privilegiato l’aspetto “live” della sua poesia rispetto a quello meramente editoriale.
Nato a Genova nel 1961, è attivo da oltre 20 anni nel campo della poesia e della performance, con partecipazioni in tutti i più importanti festival di poesia e saloni letterari soprattutto europei e sudamericani, ma anche con importanti reading in Giappone e Canada.
Pozzani è anche il direttore di numerosi eventi letterari in Italia e all’estero, primo fra tutti il Festival Internazionale di Poesia di Genova, creato nel 1995 e considerato la più grande manifestazione di poesia in Italia. Grazie alla collaborazione del pianista e compositore Fabio Vernizzi e dall'esperienza decennale nell'ambito elettronico di Andrea Vialardi, Pozzani ha potuto “vestire” le sue poesie con abiti musicali, spaziando dal jazz alla musica contemporanea, dal funky al trip hop, sempre con un’impronta fortemente metropolitana e uno stile riconoscibile.
Il CD esce per la neonata CVT Records, estensione discografica del Festival Internazionale di Poesia di Genova, che pubblicherà artisti a cavallo tra parola e musica d’autore.
“La marcia dell’ombra” è quindi un progetto che va al di là del semplice CD, anche perché interessa due tipi di pubblico e quindi due canali differenti, quello musicale e quello letterario, ponendosi sul mercato da una prospettiva che in Italia non è molto praticata. In Francia, ad esempio, i CD di poeti come Grand Corps Malade o Abd al Malik si
vendono nell’ordine di centinaia di migliaia di copie e dietro a loro c’è un importante mercato indipendente in forte crescita. Al di là dell’Italia, è prevista una distribuzione anche in Francia, dove i libri di Pozzani sono stati pubblicati e hanno già ottenuto un ottimo riscontro (il libro di poesie “Saudade & Spleen” è già alla sua 3° edizione e il romanzo “Ka te et moi” era stato il libro selezionato da France Culture durante il Salon du Livre 2002).
La scelta di affidare le mie poesie a un CD anziché a un libro vuole ribadire la priorità che l'aspetto orale ha nella poesia. Il contatto con il pubblico per un poeta è essenziale: le diverse reazioni, la metacomunicazione che si instaura tra la tua voce e la platea, vedere alla fine dei reading che cosa di tuo la gente si porta via con sé. .. sono elementi molto più importanti di tante recensioni su riviste. C’è nella poesia una lingua arcana e magica che corre sotto le righe scritte e si sintonizza con l’essere profondo di ciascuno di noi: quando il poeta riesce ad attivare questa alchimia le sue parole parlano direttamente all’anima dell’ascoltatore (o del lettore), scavalcando le due persone in gioco.
Per questo progetto Claudio Pozzani si è avvalso della collaborazione di musicisti dalla grande sensibilità e talento compositivo come Fabio Vernizzi e Andrea Vialardi, vero genio
nell’uso dell’elettronica, che ha estratto i suoni giusti dai suoi alambicchi tecnologici.
Grazie a loro e agli altri musicisti ospiti, l’idea di far danzare, urlare e sudare ancor di più le
mie poesie ha dato vita a queste “canzoni parlate”.
E' sempre molto difficile “musicare” la poesia perché ha già in sé un suo ritmo e una sua
melodia che seguono logiche diverse da quelle prettamente musicali. Qui le poesie diventano vere e proprie canzoni, senza mutare lo stile di recitazione e dando vita a brani con una struttura e partitura ben definita.


TOUR LA MARCIA DELL’OMBRA

14/03 – 21/03 Tour promozionale Albania (Durazzo, Valona, Tirana)
21/04 – 24/04 Festival Poesia Cartagine (Tunisia)
26/04 – 4/05 Festival Poesia Costa Rica
10/05 – 13/05 Festival Poesia Granada (Spagna)
24/05 –31/05 Festival Poesia L’Avana (Cuba)
22/07 – 31/07 Festival Poesia Sète (Francia)
19/08 – 24/08 Festival Poesia Struga (Macedonia)
3/09 – 7/09 Festival Poesia Brasilia (Brasile)
10/09 – 15/09 Festival Poesia Montreal (Canada)



Claudio Pozzani web Site

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mercoledì 3 marzo 2010

Esce l’attesissimo EP d’esordio della cantautrice ROBERTA CARTISANO

Roberta Cartisano è una musicista/cantautrice calabrese trapiantata a Milano. Bassista e pianista,
collabora sia in studio che live con diversi artisti sia italiani che internazionali. Conosciuta ed
apprezzata da molto tempo nel circuito underground, da sempre porta in giro le sue canzoni che
suscitano emozioni forti. Il suo disco d'esordio, scritto e arrangiato da lei con la produzione di Lele
Battista, vedrà anche la partecipazione di ospiti di spessore quali
Cesare Basile e GiorgioMastrocola (La Sintesi, Battiato)


Traballante UmanitàUn non-luogo, i passanti che tengono strette, in pugni chiusi, debolezze e paure. Cercano di mostrarsi decisi e padroni di se stessi. Una traballante umanità che non ama esporsi e avanza in equilibrio precario con se stessa. Riesci a sentire i loro passi nervosi su pietre di strade indifferenti? Di Indro Montanelli si diceva che andava in mezzo agli altri per sentirsi più solo. Una donna in angoli di città percepisce invece come innaturale la sua solitudine indotta dai passanti. Non può più tenere il capo chino suoi passi e decide di liberarsi alimentandosi dell’incredulità che riposa negli occhi altrui. Non può più essere solo amica e amante di se stessa. Inizia a danzare ingentilendo la piazza mentre lo sguardo altrui la ricopre di follia. Non serve nascondere le debolezze, la poesia è data dai crepitii dell’anima. Una donna si muove leggiadra su note di pianoforte, respirando a pieni polmoni melodie di fragili fisarmoniche. Solitamente chi si espone a cielo aperto viene considerato folle, ma in fondo, sta semplicemente vivendo. Questa canzone vuole essere un inno alla vita.

L’Attesa feat Lele BattistaUn brano che sa di campi di grano e panni stesi ad asciugare al sole. Immagini dal sapore melanconico cullati da un afoso vento del sud che riscalda anime gocciolanti; ogni strofa è un film in 8 mm che ci racconta la storia di gente comune in attesa di piccoli o grandi eventi. Su davanzali di finestre un bimbo attende il ritorno di aquiloni e con il naso all’insù chiede speranzoso al cielo di ridargli il dono sottratto. I ciclo della vita si stringe intorno a madre natura in attesa che l’uomo possa aver voglia di divenire un esempio migliore. E forse, nel frattempo, l’aquilone avrà fatto ritorno sul davanzale del bimbo in affanno. Rabbia, dolcezza, ingenuità, candore, coraggio. In ogni storia potrete riconoscervi ma solo se riuscirete a sentire in arpeggi di chitarra, il rumore di petali di rose cadute dal cielo.

Musicante di Berlino Feat Augusto FavaloroUn musicista suona per le strade della cara vecchia Europa; a Wenders questo atipico “arpeggiatore di sentimenti derubate a polverose città” sarebbe forse piaciuto. La giacca del musicante odora di jazz contaminato e c’è chi, dopo aver ascoltato il brano, giura di aver sentito il profumo del pane appena sfornato. Le sue scarpe consunte dal tempo, ci parlano di incontri fugaci e di semplici gesti che rendono irripetibili le nostre giornate. Il Musicante offre i suoi nobili pensieri ad angeli caduti in città distratte. Una gentil donna si ferma a guardarlo. Lui continua a suonare ispirato dalla rara beltà che gli inquieti gesti della donna gli suggeriscono. Si prende cura di lei rendendola protagonista della sua musica; le note sono l’unico linguaggio che conosce. Si dice che cantare è come pregare due volte, e il musicante alla fine tende la mano alla sua gentil donna di rara beltà. Lei lo seguirà? A voi la scelta, in finale sta voi a scriverlo.

Dolce Arianna Il Mediterraneo scorre con fare rock in questo brano che racconta su tavole di argilla il mito del filo di Arianna. Il coraggio misto a fragilità di una donna che ha vissuto intensamente e che la rende vicina a qualsiasi storia dei nostri tempi. Un mito attuale, che ci ricorda che la natura dell’uomo rimane invariata. L’antica Creta non è poi così distante da noi: tutti abbiamo il nostro Minotauro da aggirare, un Teseo da amare e il nostro filo di seta che ci aiuta a uscire dai labirinti che quotidianamente ci diamo. L’abbandono è storia di tutti i giorni; il rialzarsi ancora più forti e consapevoli di prima, è una storia che pochi si concedono. Scegliere di volersi bene, è il dono più grande che possiamo darci. Esserci davvero, è una scelta di vita.

Roberta Cartisano

www.robertacartisano.it



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