
Si intitola Green il disco d’esordio del chitarrista abruzzese Simone Agostini distribuito su i-Tunes e sui principali stores digitali.
Spesso si parla dell’Abruzzo come terra ricca di chitarristi che sanno lasciare un segno di classe e la cui fama corre per il mondo degli appassionati del settore e non solo. Simone Agostini, classe 1981, non fa che portare alta la bandiera di questa regione: secondo classificato al concorso News Sound of Acoustic Music – premio Wilder Davoli – e “guitar winner” nella finale europea dell’Emergenza Acoustic Showcase.
Il suo esordio nel mondo discografico è intitolato Green, in uscita oggi 12 Giugno. Un lavoro in cui la chitarra acustica è protagonista indiscussa, un punto fermo nel lungo percorso di crescita e di composizione che ha vissuto anche grazie al supporto di maestri importanti come Paolo Giordano che lascia una firma autorevole in questo disco “duettando” con la slide-guitar nel brano che Agostini ha intitolato Little Suite DS.
…passione, fotografie, racconti e sensazioni che si lasciano catturare in un viaggio introspettivo fatto in solitudine nel verde della sua terra d’Abruzzo.
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"Il rumore del legno e delle corde, le dita che sbattono, accarezzano e pizzicano. Il manico della chitarra sotto i polpastrelli, le pause e le accelerazioni, il pathos e la passione, poi un respiro.
La corda di metallo salta e l’unghia pizzica, ma non fa male: suona.
Simone Agostini fa vibrare il legno e compone, ed oggi incide un disco che racconta senza una parola. Anzi solo una: “Green”, il titolo, fosse stato per lui, probabilmente, avrebbe messo una nota, l’ennesima.
La prima volta che lo incontrai aveva un cappello in testa, era fra i “banditi” di Paolo Tocco, durante un concerto a Palena. Simone Agostini era in un angolo del palco, sedeva con le braccia abbandonate sulla chitarra. Sorrideva appena, ma quando suonava, chiudeva gli occhi e il cappello e la gente spariva e il palco non c’era più.
Adesso, un album per raccontare e dire qualcosa che c’è e che non vediamo, qualcosa che possiamo solo apprezzare e non capire, perché ciò che piace dell’arte è proprio l’incomprensione. La giusta non conoscenza razionale delle cose e del mondo. Quel sapere estremo che si trova nel gesto artico: in un movimento, sopra un pennello ed in mezzo ad una tela, oppure fra le corde di ferro e il legno e le dita e le unghie consunte e arrotondate di un uomo che permette alla sua anima di guadagnarsi una voce e al suo cuore ed al nostro di prendersi… un’ora di felicità."
di Alessio Pelusi
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